July 26, 2022

La mia storia (parte 1 di 6)

Il mio viaggio in sei fermate come diario di alcuni momenti importanti per la mia carriera professionale: la prima fermata.

Inizia tutto da qui.

La mia storia incomincia nel maggio del 1985, a Saluzzo, un piccolo paese nella provincia Granda.

Oggi, come tutti i millennials nati in questo periodo, veniamo chiamati i ‘nativi digitali’ e devo ammettere che questa definizione mi fa un po’ sorridere, guardando oggi le mie due figlie che nativi digitali lo sono per davvero.

Ad ogni modo, sono cresciuto a Ivrea, patria dell’Olivetti nei tempi d’oro.

Entrambi i miei genitori erano Olivettiani, grazie a mio padre direttore R&D progetti speciali, ho avuto la fortuna di abbracciare il mio primo personal computer quando ero ancora alle elementari. Ricordo che era uno dei tanti prototipi che tutte le sere arrivava a casa, un Echos 43 con floppy disk da 1,44Mb. Per usarlo, non esisteva interfaccia grafica, si andava a riga di comando.

A pensarci bene, si, forse la mia passione per la tecnologia e l’innovazione nasce proprio da qui.

A 12 anni, con le prime connessioni internet, iniziai a sperimentare l’alta velocità: la fantastica Dial-up, con un model 56K. Ricordo le sfuriate di mia madre, quando arrivavano malloppi di bollette da pagare, e quando non riusciva a chiamarmi perché la linea telefonica rimaneva occupata per ore. Ricordo i rumori, il bip che questo povero modem analogico emetteva, e il sorriso di quando riuscivo ad andare online.

A quel tempo non esistevano i social media, il SEO, i cloud services che noi tutti oggi utilizziamo e diamo per scontato: era appena arrivato un servizio P2P per lo scambio di file. Ve lo ricordate Napster? Ricordo che sempre in quel periodo ci si chiedeva se era meglio usare Google, Virgilio o Altavista.

E allora, il mio passatempo preferito, era quello di imparare a ricercare vulnerabilità sui server di tutto il mondo, per installare backdoor e collegare ognuna di questi servers alla mia fantastica botnet.

Si, ero uno di quei ragazzini che oggi verrebbero definiti ‘nerd’, che passavano le giornate a escogitare attacchi Ddos e passavano le notti a cancellare log di sistema su macchine FreeBSD e SunOS ‘bucate’ grazie agli exploit ‘0day’

Con l’arrivo di IRCNet, queste botnet divennero fantastiche. Tutto ebbe un senso maggiore. L’obbiettivo era quello di conquistare canali IRC, far entrare i bot nelle stanze per tenere lo stato OP (operatore) il più possibile e quindi ‘governare’ sugli utenti con la sensibilità che poteva avere un 16 enne. Al tempo, ricordo che c’era TISCALI che offriva ai propri clienti una chat, con molte stanze tematiche, su cui era divertente ‘guerreggiare’ tra la società e noi piccoli nerd.

Purtroppo però, queste attività non producevano reddito.

In parallelo, continuai il mio percorso formativo: prima al liceo scientifico Gramsci di Ivrea e successivamente al politecnico di Torino in Ingegneria informatica. Allora esisteva ancora la sede distaccata eporediese.

Durante i miei studi universitari, decisi di aprire la mia prima ditta individuale che chiamai WebPromoService. WPS era il modo con cui monetizzavo il tempo speso a fare danni in giro per il web. Iniziai dapprima a offrire servizi di hosting, bot e botnet.

Poi conobbi Giovanni, per gli amici Giannetto, grazie a un parente in comune. Un vero Palermitano, con l’arte della vendita nel sangue. Iniziammo a vendere siti web alle micro-piccole imprese locali e in quel periodo ebbe inizio il mega trend del SEO. Ovviamente iniziammo a vendere anche questo nuovo servizio, ricordo che con pochissimo sforzo si ottenevano risultati pazzeschi in termini di visibilità del proprio sito sui principali motori di ricerca.

Il mio primo tentativo di creare un servizio SaaS, nasce proprio vendendo SEO, con la freschezza e l’ambizione dei 20 anni appena compiuti. I nostri clienti avevano l’esigenza di avere un resoconto settimanale/mensile sull’andamento delle parole chiave acquistate sui motori di ricerca, noi d’altro canto iniziammo ad acquisire molti piccoli clienti e non riuscivamo a soddisfare prontamente tutte le loro richieste. Mi venne quindi in mente di creare HoundSeoTool, il segugio del SEO. Allora non esistevano ancora tool come SEOMoz o SemRush. Ricordo ancora i molti problemi che affrontai durante lo sviluppo, in particolare quando Google inizió a bannare i miei indirizzi IP per troppe query giornaliere e sistemi di proxy da costruire per risolvere rapidamente. Momenti da ricordare per sempre.