La mia storia incomincia nel maggio del 1985, a Saluzzo, un piccolo paese nella provincia Granda.
Oggi, come tutti i millennials nati in questo periodo, veniamo chiamati i ‘nativi digitali’ e devo ammettere che questa definizione mi fa un po’ sorridere, guardando oggi le mie due figlie che nativi digitali lo sono per davvero.
Ad ogni modo, sono cresciuto a Ivrea, patria dell’Olivetti nei tempi d’oro.
Entrambi i miei genitori erano Olivettiani, grazie a mio padre direttore R&D progetti speciali, ho avuto la fortuna di abbracciare il mio primo personal computer quando ero ancora alle elementari. Ricordo che era uno dei tanti prototipi che tutte le sere arrivava a casa, un Echos 43 con floppy disk da 1,44Mb. Per usarlo, non esisteva interfaccia grafica, si andava a riga di comando.
A pensarci bene, si, forse la mia passione per la tecnologia e l’innovazione nasce proprio da qui.
A 12 anni, con le prime connessioni internet, iniziai a sperimentare l’alta velocità: la fantastica Dial-up, con un model 56K. Ricordo le sfuriate di mia madre, quando arrivavano malloppi di bollette da pagare, e quando non riusciva a chiamarmi perché la linea telefonica rimaneva occupata per ore. Ricordo i rumori, il bip che questo povero modem analogico emetteva, e il sorriso di quando riuscivo ad andare online.
A quel tempo non esistevano i social media, il SEO, i cloud services che noi tutti oggi utilizziamo e diamo per scontato: era appena arrivato un servizio P2P per lo scambio di file. Ve lo ricordate Napster? Ricordo che sempre in quel periodo ci si chiedeva se era meglio usare Google, Virgilio o Altavista.
E allora, il mio passatempo preferito, era quello di imparare a ricercare vulnerabilità sui server di tutto il mondo, per installare backdoor e collegare ognuna di questi servers alla mia fantastica botnet.
Si, ero uno di quei ragazzini che oggi verrebbero definiti ‘nerd’, che passavano le giornate a escogitare attacchi Ddos e passavano le notti a cancellare log di sistema su macchine FreeBSD e SunOS ‘bucate’ grazie agli exploit ‘0day’
Con l’arrivo di IRCNet, queste botnet divennero fantastiche. Tutto ebbe un senso maggiore. L’obbiettivo era quello di conquistare canali IRC, far entrare i bot nelle stanze per tenere lo stato OP (operatore) il più possibile e quindi ‘governare’ sugli utenti con la sensibilità che poteva avere un 16 enne. Al tempo, ricordo che c’era TISCALI che offriva ai propri clienti una chat, con molte stanze tematiche, su cui era divertente ‘guerreggiare’ tra la società e noi piccoli nerd.