Ero a buon punto nel mio percorso professionale, lavoravo e studiavo e tutto procedeva bene. Ma la prima vera svolta nella mia carriera, l’ho avuta al secondo anno di università. Feci amicizia con il secchione della classe: Luigi Giglio. La storia di Gigi è pazzesca, basta raccontarvi che il suo Paese di origine è il BurkinaFaso (papà italiano, mamma principessa nativa) e la coincidenza ha voluto che ci incontrassimo a Ivrea, in provincia di Torino.
Gigi era lo studente più forte del corso nello sviluppo del software, io d’altro canto avevo la mia agenzia con cui stavo iniziando a intercettare un bisogno crescente tra i miei clienti. Era il 2009 e molti piccoli imprenditori iniziarono ad acquistare i primi smartphone. La richiesta di sviluppare una propria app da pubblicare sugli app stores, a basso costo, era un’esigenza che stava esplodendo. Ma noi eravamo solo in due e per riuscire ad aumentare i volumi esponenzialmente ci serviva un sistema scalabile.
Mi venne così in mente di creare una piattaforma self-service che permettesse a chiunque, senza possedere competenze tecniche, di poter realizzare la propria applicazione mobile cross-piattaforma a bassissimo costo. Dammo così il benvenuto ad AppsBuilder.
AppsBuilder la progettammo in due settimane, e durante la pausa estiva passammo a sviluppare il codice. Ricordo i mesi di luglio e agosto, chiusi nel salotto della casa dei miei genitori, a divorare codice in tutti i linguaggi: C++ per iOS, Java per Android, Php per il backend, HTML e Javascript per il frontend, bash script per le compilazioni delle app sui server remoti. Ricordo mio padre a spiarci dietro la porta, entrando timidamente di tanto in tanto nel chiederci di fermarci e di fare una pausa. Ma noi avevamo i clienti, non c’era tempo. L’idea doveva trasformarsi in realtà entro la fine dell’estate perché poi sarebbero riprese le lezioni all’università.
La sfida la vincemmo. La prima settimana di Settembre del 2010 andammo online con la prima versione della piattaforma.
Zero marketing, zero euro di investimento pubblicitario, ma tanta passione: il passa-parola tra gli utenti prese subito piede e meno che non si dica eravamo recensiti su tutti i blog di settore. Ricordo un articolo su un portale italiana, iPhoneItalia, mi lascio senza parole – per la prima volta ho potuto sperimentare cosa significava avere un lead ogni 10 secondi.